Il curling
8/27/2014
Gioco di origine scozzese, l'obiettivo delle squadre è quello di far scivolare le stones sul ghiaccio e piazzarle nella "casa" avversaria
Il curling, nonostante sia stata introdotto nel programma olimpico soltanto ai Giochi invernali del 1998, ha appassionato gli spettatori a partire da Torino 2006, registrando un seguito di gran lunga maggiore rispetto ad altre discipline. Il luogo di origine è la Scozia, dove viene estratto il granito per realizzare le stones. Si tratta di un particolare tipo di materiale: elastico, resistente e poroso, per garantire l’integrità della stone, nonché il suo movimento lungo una curva parabolica. Dal moto non rettilineo deriva il nome di questa specialità: to curl, in inglese, significa “arricciare”. Le squadre sono composte da quattro giocatori, che a turno lanciano la stone, facendola scivolare sul ghiaccio con l’obiettivo è di piazzare il maggior numero di stones all’interno della "casa". Quest’ultima è un’area su cui sono raffigurati dei cerchi concentrici, ognuno dei quali è associato ad un punteggio tanto maggiore quanto più ci si avvicina al centro. Durante il percorso della stone, gli altri giocatori eseguono lo sweeping, cioè, muniti di una specie di scopa, cercano di abradere la superficie antistante la stone per modificarne la direzione.
Curling in carrozzina o su sedia a rotelle |
Anna Sidorova nell'atto di lanciare la stone |
Ai Giochi di Sochi, il curling ha raccolto un notevole successo, soprattutto quando a giocare era la nazionale russa femminile: la bellezza delle componenti di questa squadra è ormai diventata leggendaria e trova la sua massima espressione in Anna Sidorova, vera sex symbol dell’ultima Olimpiade invernale, capace di tenere incollati allo schermo anche coloro che non si erano mai appassionati al curling. Le squadre italiane invece non sono riuscite a qualificarsi per Sochi, quindi abbiamo dovuto puntare su altre discipline e su altri atleti per conquistare non solo le medaglie, ma anche il cuore degli spettatori.
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