Eugenio Monti, il bobbista dalla storia straordinaria

7/14/2014


Il bobbista più titolato della storia, il primo atleta a essere insignito della medaglia Pierre De Coubertin per la sua sportività





Pochi conoscono la storia di questo straordinario atleta, che inizia la sua carriera come sciatore alpino, ma la conclude come bobbista. Eugenio Monti nasce a Dobbiaco il 28 gennaio del 1928 e, trasferitosi a Cortina d’Ampezzo, debutta nelle competizioni di sci nel 1945, anno in cui ottiene i primi successi ai campionati studenteschi. Ben presto si mette in luce per la sua bravura e il giornalista Gianni Brera gli attribuisce il soprannome di “Rosso Volante”, che sintetizza perfettamente le due caratteristiche di Eugenio: il colore rosso di capelli e la velocità. Diventa campione d’Italia nello slalom gigante nel 1949 e nel 1950 nello slalom gigante e in quello speciale; conquista importanti vittorie anche nella discesa libera, specialità nella quale riesce a battere addirittura Zeno Colò, che negli anni successivi avrebbe vinto svariate medaglie mondiali, nonché l’oro alle Olimpiadi di Oslo del 1952. Purtroppo la carriera sciistica di Eugenio Monti subisce una battuta d’arresto nel 1951 a causa della rottura dei legamenti di un ginocchio, per poi interrompersi definitivamente l’anno successivo a seguito di un incidente.
Eugenio Monti
Ma Eugenio non vuole rinunciare al sogno di diventare un campione e decide di dedicarsi al bob. Nel 1954 vince il primo titolo nazionale e nel 1956 partecipa alle Olimpiadi di Cortina d’Ampezzo conquistando due argenti: nel bob a due insieme a Renzo Alverà e nel bob a quattro con Ulrico Girardi, Renato Mocellini e Renzo Alverà. Il 1957 è l’anno del primo oro mondiale nel bob a due, mentre nel bob a quattro Eugenio è costretto ad accontentarsi di un argento. Queste sono soltanto due delle dieci medaglie mondiali complessive di Eugenio Monti. Egli, infatti,  riconfermerà l’oro nel bob a due in altre sei edizioni dei Campionati mondiali (1958, 1959, 1960, 1961, 1963 e 1966) e in due occasioni riuscirà a portare a casa l’oro nel bob a quattro (1960 e 1961). Poiché, per ragioni economiche, le gare di bob non si disputano ai Giochi del 1960, l’opportunità di vincere un oro olimpico si ripresenta nel 1964 a Innsbruck, dove Eugenio è l’alfiere della squadra italiana, ma ottiene soltanto due bronzi (nel bob a due con Renzo Alverà e nel bob a quattro con Sergio Siorpaes, Benito Rigoni e Gildo Siorpaes).

Eugenio Monti e Tony Nash
A quella Olimpiade, tuttavia, è protagonista di un episodio che gli frutterà l’attribuzione della prima medaglia “Pierre De Coubertin” della storia: a ridosso della gara, al bob dei britannici Tony Nash e Robin Dixon si rompe un bullone e i due atleti non sarebbero potuti partire se Eugenio Monti, con un gesto di grande sportività, non gliene avesse ceduto uno. Nash e Dixon portano a casa l’oro, Monti e Alvarà il bronzo. In seguito, l’azzurro, rispondendo alle critiche, dichiarerà: “Nash non ha vinto perché gli ho dato il bullone. Ha vinto perché è andato più veloce”. Dopo questa delusione, Monti non sa se tentare di nuovo l’impresa di conquistare un oro olimpico: “Non sono più giovane e poi qui a Cortina ho degli impegni da mandare avanti. Non posso lasciare tutto come facevo prima”.

Eugenio Monti sul podio a Grenoble 1968
Ma Eugenio non può mollare il sogno di una vita, non è da lui. Così, nel 1968 parte per Grenoble, località olimpica, e vince l’oro sia nel bob a due con Luciano De Paolis, che nel bob a quattro con Luciano De Paolis, Mario Armano e Roberto Zandonella. Dopo questa storica Olimpiade, Eugenio Monti viene nominato commendatore della Repubblica per meriti sportivi; contestualmente, si ritira dall’attività agonistica e torna a Cortina a occuparsi degli impianti di risalita. Nel 2003, affetto da vari problemi, tra cui un morbo di Parkinson troppo difficile da accettare, Eugenio Monti decide di togliersi la vita con un colpo di pistola. 
Nel 2004 gli viene intitolata una pista a Cortina e nel 2006, in occasione delle Olimpiadi di Torino, una curva del tracciato dedicato a bob, slittino e skeleton prende il suo nome. Finisce così, tragicamente, la storia di uno dei più grandi uomini che l’Italia abbia mai avuto, protagonista di gesti che molti sportivi, o presunti tali, nemmeno si sognerebbero di compiere, capace di inseguire il suo sogno fino allo stremo delle forze e di raggiungerlo.


Se fosse vissuto ai nostri tempi, sicuramente sarebbe stato ingaggiato da una nota marca sportiva per una delle sue pubblicità recanti lo slogan “Impossible is nothing”, attualmente promosso da atleti del calibro di Elena Isinbaeva (Elena Isinbaeva, la donna dei record nel salto conl'asta), detentrice di ben ventotto record del mondo. Ma Eugenio Monti non è da meno: con dieci medaglie mondiali e sei olimpiche, è il bobbista più titolato della storia, nonché il primo a vincere la medaglia Pierre De Coubertin per l’atto esemplare compiuto nel 1964. 
Erano altri tempi, anni in cui bisognava occuparsi degli impianti di risalita a Cortina per poter tirare avanti, anni in cui “si correva per rabbia o per amore” (Sante Pollastri e Costante Girardengo, il bandito e il campione), anni che troppo spesso vengono dimenticati insieme ai grandi uomini e alle grandi donne che hanno vissuto in quel periodo e hanno fatto la storia. Grazie di tutto Eugenio, continuerai per sempre a vivere nella nostra memoria, come superlativo atleta, ma soprattutto come immenso uomo.

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