La storia di Carolina Kostner e Alex Schwazer

10/07/2015


Un colpo di fulmine che sfocia in un grande amore, ma il fantasma del doping è dietro l’angolo 





Le strade di Carolina Kostner e Alex Schwazer, rispettivamente classe 1987 e 1984, si intrecciano nell’aprile del 2008, grazie ad un incontro avvenuto per caso a Torino. Alex deve prepararsi per i Giochi olimpici di Pechino 2008 e si trova in ritiro a Saluzzo, insieme al suo coach Sandro Damilano, mentre Carolina è a Torino per motivi di studio, poiché lì ha scelto di frequentare l’università. Sandro Damilano propone a Schwazer di accompagnarlo a fare visita ad una parente torinese ed è proprio questa circostanza a far sì che Alex e Carolina si incontrino nuovamente. Perché, effettivamente, il marciatore e la pattinatrice non erano proprio sconosciuti: si erano già visti e scambiati i contatti nel 2006, in occasione dello “Sportball”, il ballo dello sport organizzato ogni anno a Merano per celebrare gli atleti altoatesini. All’inizio si mandano solo messaggi di incoraggiamento e di complimenti per i risultati ottenuti, ma nell’aprile del 2008 tutto cambia. 




Inizia la storia d’amore di Carolina Kostner e Alex Schwazer, fatta di complicità, di stima e rispetto reciproci, di passione, ma anche di difficoltà e ostacoli. Entrambi conducono infatti una vita impegnativa, che li porta a stare spesso in giro per il mondo, lontani dagli affetti, e passare insieme più di qualche giorno consecutivo sembra essere un’impresa, considerando anche i ritmi serrati dei loro allenamenti. Ciononostante, il rapporto procede a gonfie vele e tra i due sembra esserci una grande sintonia: “Alex è una persona che mi comprende al cento per cento perché si sacrifica per l’atletica proprio come io mi sacrifico per il pattinaggio. Alex sa cogliere al volo se sono giù perché l’allenamento è andato male e quindi ho bisogno del mio spazio o se, in un’altra circostanza, mi fanno piacere compagnia e carezze” - afferma Carolina in un’intervista riportata dal libro "Per Amore - Storia di Carolina (e Alex)" di Gaia Piccardi e Andrea Pasqualetto e Alex è dello stesso parere. 




Il 2012 è l’anno fatale, quello delle Olimpiadi di Londra 2012. Alex è il Campione uscente della 50 km di marcia, gara che aveva vinto a Pechino 2008 indossando al polso un braccialetto di Carolina, e vuole assolutamente ripetersi. Già da qualche anno aveva mostrato segni di interesse nei confronti del doping, sulla falsariga di molti marciatori trovati positivi, ma tutto inizia a farsi più concreto quando entra segretamente nel giro di Michele Ferrari, medico avvezzo a essere coinvolto in casi di doping. Il primo scambio di e-mail tra i due risale circa alla metà del 2009 e si intensifica sempre di più con il passare del tempo, fino a quando il Dottor Ferrari non viene perquisito dai carabinieri del NAS di Firenze e dai finanzieri di Padova, i quali gli sequestrano documenti e computer. È il 19 gennaio del 2011. Alex è costretto dunque ad abbandonare il suo preparatore atletico e a continuare le “cure” da autodidatta. A questo punto l’eritropoietina o EPO (sostanza che incrementa il numero degli eritrociti e favorisce dunque il trasporto di ossigeno ai tessuti) è parte integrante della vita del marciatore di Calice. Iniziano le ricerche su internet e gli acquisti on line, azioni che trovano il loro culmine nel viaggio ad Antalya, in Turchia, finalizzato solo ed esclusivamente all’acquisto di EPO. Così, dal 5 al 7 settembre 2011, Alex parte senza rivelare a nessuno la sua destinazione e acquista l’EPO in una farmacia turca, insieme a qualche confezione di Voltaren. Torna in Italia e mette l’EPO nel frigorifero di casa sua, nascondendolo in una scatola di fermenti lattici. Schwazer dirà poi agli inquirenti che le sostanze dopanti a sua disposizione sono rimaste intonse fino al luglio del 2012, senza tuttavia essere creduto. In ogni caso, nel luglio del 2012, poco prima delle Olimpiadi, l’EPO viene spostato da Calice a Oberstdorf, a casa di Carolina, alla quale Alex dice che si tratta di vitamina B12. 




Ma Carolina sapeva? E se sì, cosa esattamente? Sicuramente era al corrente dell’utilizzo da parte di Alex della tenda ipossica, un dispositivo notturno in grado di riprodurre la scarsa disponibilità di ossigeno tipica dell’alta quota. È interessante sottolineare che l’uso di tale macchinario costituisce un reato ai sensi della legge n. 276/2000, mentre è lecito per la disciplina sportiva. Oltre a ciò, cosa veramente la Kostner sapesse è difficile da dire. Certo è che, il 30 luglio 2012, a Oberstdorf, Carolina aiuta Alex a eludere i controlli antidoping. Le Olimpiadi di Londra sono iniziate da tre giorni e Alex Schwazer, in quanto atleta iscritto ai Giochi, ha l’obbligo di essere reperibile sempre e ovunque, ma così non è, perché la sera del 29 luglio Alex sposta la reperibilità da Oberstdorf a Racines. Quella fatidica mattina del 30 luglio, alle 9.05, il Doping Control Officer Jurgen Schwartges suona il campanello per prelevare il sangue del marciatore azzurro e insiste fino a quando qualcuno non apre. A partire da questo punto, le versioni di Carolina e Alex divergono: l’una sostiene che stanno facendo colazione quando l’ufficiale arriva, l’altro che stanno dormendo. Alex chiede a Carolina di dire che lui non è in casa e Carolina acconsente, mentendo a Jurgen Schwartges. Una bugia per amore, ma pur sempre una bugia. 



La sera del 30 luglio Alex torna in Italia, dove ad aspettarlo ci sono gli uomini della World Antidoping Agency (WADA) Helmut e Hildegard Pabst. Suonano alla porta della casa di Calice e Alex decide di consegnarsi ai controlli antidoping, ormai stanco e rassegnato al suo destino. Il 6 agosto 2012 viene resa ufficiale la notizia: Alex Schwazer è positivo all’EPO, è dopato. È la fine di un periodo pieno di sensi di colpa, di rimorsi, di sofferenza per Alex, ormai da tempo sospettato e controllato. La giustizia sportiva e quella penale cominciano a muoversi e Carolina, il 9 ottobre 2013, viene convocata dalla Procura di Bolzano come persona informata sui fatti. Il 15 settembre 2014, invece, viene chiamata dalla Procura antidoping del CONI, la quale, dopo un interrogatorio durato dodici ora, decide di deferire la pattinatrice al Tribunale nazionale antidoping con una richiesta di squalifica di quattro anni e tre mesi. Troppe lacune nelle dichiarazioni di Carolina, troppi “non mi ricordo”, ma il Tribunale nazionale antidoping decide di ridurre la squalifica di un terzo per assenza di colpa o negligenza significativa, portandola a un anno e quattro mesi. La scadenza è dunque fissata per il 15 maggio 2016. Carolina decide di proporre ricorso al Tribunale arbitrale dello sport, che, nell’ottobre del 2015, aumenta il periodo di squalifica da sedici a ventuno mesi, ma retrodata il termine iniziale al primo aprile 2016, poiché le lungaggini procedurali non sono attribuibili alla pattinatrice. Di conseguenza, Carolina può tornare in gara dal primo gennaio 2016. Per ottenere questo, Carolina ha dovuto tuttavia ammettere pubblicamente di aver mentito, seppur in buona fede, sul caso Schwazer. Il 27 gennaio 2017 è ufficiale il ritorno di Carolina Kostner: la pattinatrice vince il bronzo agli Europei.

Alex Schwazer, intanto, il 23 aprile 2013 viene squalificato dalla giustizia sportiva per tre anni e sei mesi. Il 12 febbraio 2015, l’atleta torna a farsi giudicare nuovamente dal Tribunale nazionale antidoping e la squalifica viene prolungata al 29 aprile 2016, sentenza poi confermata nell’ottobre del 2015, quando il Tribunale nazionale antidoping si è trovato nell’impossibilità di diminuire la pena in mancanza dell’approvazione della IAAF, la Federazione internazionale di atletica leggera. La vicenda di Alex Schwazer con il doping continua tra alti e bassi, polemiche e paventate manomissioni, senza trovare una conclusione. 




Le strade di Carolina e Alex si sono divise dopo i fatti del 30 luglio 2012 e le loro tragiche conseguenze. Carolina si è presa un anno sabbatico, nel quale ha comunque continuato ad esibirsi e ad emozionare il suo pubblico, per poi tornare a gareggiare; Alex ha deciso di farsi curare e ha ripreso ad allenarsi, questa volta sotto l’egida di Sandro Donati, una delle personalità italiane più attive nella lotta al doping, ma ancora le sue vicissitudini sembrano non aver trovato una fine. 

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