Bebe Vio, Campionessa di scherma e di vita

9/30/2015


Campionessa di scherma in carrozzina, ma soprattutto di vita: a soli undici anni ha sconfitto la meningite ed è tornata più forte di prima




“Non faccio niente di speciale, metto solo tanta passione nelle mie attività, cerco di sorridere e di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno” (“Mi hanno regalato un sogno - La scherma, lo spritz e le Paralimpiadi”, di Bebe Vio). 

Beatrice “Bebe” Vio nasce il 4 marzo 1997 a Venezia, ma risiede a Mogliano insieme alla sua preziosa famiglia: papà Ruggero, mamma Teresa, il fratello Nicolò, la sorella Maria Sole e il cane Taxi, più quattro tartarughe regalate a Maria Sole dai genitori. La scherma entra nella vita di Bebe quando ha cinque anni e ancora oggi è la sua più grande passione, quella che le permette di divertirsi e di dare libero sfogo alla sua propensione per l’agonismo: “Durante gli incontri o le interviste mi capita spesso che mi domandino perché amo così tanto la scherma. Credetemi, non sono una che rimane senza parole, ma quello che provo quando tiro non so spiegarlo fino in fondo. Mi sento gasata, determinata, carica, libera, piena di energia, concentrata, sempre pronta a dare tutta me stessa, e chi lo sa da dove arrivano queste sensazioni. Se esiste un colpo di fulmine anche per lo sport, io ne ho avuto uno con la scherma, ecco, questa è l’unica spiegazione che posso dare” (“Mi hanno regalato un sogno - La scherma, lo spritz e le Paralimpiadi”, di Bebe Vio). A sei anni, inizia invece il percorso scolastico di Bebe, che frequenta ora una scuola di Arti grafiche e comunicazione a Mestre e non nasconde il suo apprezzamento per l’arte contemporanea, i mobili e gli oggetti di design, le linee moderne. A otto anni, Bebe viene in contatto con l’ultima - ma solo in ordine cronologico - delle tre “S” dopo scherma e scuola: gli scout, di cui entra a far parte prima come semplice lupetto, poi come capo sestiglia e infine come guida di una squadriglia. Dopo solo dieci mesi, avrebbe avuto il suo nome caccia, il suo totem. Tuttavia, le cose non vanno come previsto e Bebe è costretta ad aspettare un po’. 

Bebe Vio

“Di solito, nel corso di un incontro o di un’intervista, della meningite dico solo che ce l’ho avuta e che mi sono salvata, ma hanno dovuto amputarmi le braccia e le gambe. Non mi piace parlarne. Perché? Io non sono la mia malattia e la mia vita non è finita con i 104 giorni che ho passato in ospedale" (“Mi hanno regalato un sogno - La scherma, lo spritz e le Paralimpiadi”, di Bebe Vio). 

È un mercoledì di novembre del 2008 e Bebe è a fare allenamento di scherma, quando, accusando un forte mal di testa, chiama sua madre per farsi venire a prendere. Sembra il principio di un’influenza, ma presto compaiono altri sintomi, che fanno pensare a qualcosa di grave: respiro affannoso e soprattutto piccoli lividi dappertutto. Si tratta di trombi: cioè coaguli di sangue nelle vene, che stavano scoppiando. La pediatra aveva diagnosticato una semplice broncopolmonite, ma al pronto soccorso capiscono che la situazione sta precipitando e che la piccola Bebe deve essere trasferita subito a Padova. Ad averla colpita è la meningite fulminante, una malattia alla quale sopravvivono soltanto il 4% delle persone. Bebe è tra queste, ma l’infezione è molto seria e ha causato la necrosi di avambracci e gambe, di cui si rende necessaria l’amputazione. Bebe supera i 104 giorni di ospedale e torna a casa, ma la convalescenza è ancora lunga e prevede anche una parte di riabilitazione per imparare usare le protesi, settore in cui è specializzato il Centro protesi di Budrio, che Bebe inizia a frequentare circa alla metà del 2009. Ed è proprio lì che la schermitrice azzurra viene a conoscenza del Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e dello sport paralimpico e incontra Melissa Milani, allenatrice della Nazionale italiana di scherma paralimpica che ha vinto l’oro alle Olimpiadi di Barcellona 1992. All’inizio si rifiuta di accettare l’idea di tirare di scherma in carrozzina, ma poi prova ed è di nuovo amore. 

Bebe Vio

“Che il colpo di fulmine fosse stato un po’ aiutato lo sapevo, ma quello che non sapevo era che Melissa aveva parlato di me con l’allenatore della Nazionale paralimpica di scherma, Fabio Giovannini. Lui non era andato tanto per il sottile: senza il polso e le tre dita - pollice, indice e medio - non si può fare scherma, e non è una questione di opinioni. Come lo impugni il fioretto? Come fai il gioco di polso? Ma, ve l’ho detto, Melissa è una tenace: ha strappato un sì a Fabio ed è stato il sì che mi ha cambiato la vita” (“Mi hanno regalato un sogno - La scherma, lo spritz e le Paralimpiadi”, di Bebe Vio). 

Una volta che Bebe sale sulla carrozzina da scherma, non ce n’è più per nessuno. La sua specialità è il fioretto - per il quale il bersaglio è costituito da un giubbetto che ricopre tutta la zona del tronco - esattamente come la sua ispiratrice Valentina Vezzali (Valentina Vezzali, la schermitrice più forte di tutti i tempi), e la categoria assegnatale è la B. Nella scherma paralimpica, infatti, gli atleti vengono classificati in base alla loro disabilità: nella categoria A rientrano gli atleti con una disabilità lieve e che abbiano una completa mobilità del tronco e l’uso degli addominali, nella B quelli con disabilità di media entità e che non abbiano piena mobilità del busto e degli addominali e nella C gli schermidori con il livello di disabilità più elevato e che abbiano ridotta mobilità del corpo. Grazie alla scherma, è iniziato “il secondo tempo”della vita di Bebe Vio, fonte di una felicità condivisa con tutti quelli che hanno creduto in lei, ma soprattutto con la famiglia, gli allenatori e i ragazzi dell’Arte ortopedica di Budrio, che hanno perfezionato le protesi da scherma e hanno il merito di aver permesso a una ragazza senza mani di tirare di scherma: è l’unico caso al mondo

Bebe Vio e Valentina Vezzali

Prima che essere una grande atleta, Bebe Vio è un’immensa persona e ha voluto mettere la sua esperienza al servizio degli altri, per far capire loro che lo sport fa del bene e che, grazie ad esso, anche persone con disabilità possono tornare a vivere a pieno la propria vita. Nasce così l’associazione ONLUS “art4sport”, che si occupa di promuovere lo sport per persone disabili e di raccogliere fondi a tal fine. Non tutti, infatti, hanno la possibilità di acquistare l’attrezzatura necessaria per intraprendere uno sport ed è proprio a queste evenienze che vuole far fronte “art4sport”, attraverso cene di beneficenza ed altre iniziative, come i divertenti ed esilaranti Giochi Senza Barriere. Si tratta di una manifestazione che mira a coinvolgere persone normodotate e persone con disabilità e che prevede la partecipazione ad attività motorie adatte a qualsiasi età e a qualsiasi situazione. I Giochi si sono tenuti per la prima volta nel 2011 e negli anni hanno coinvolto sempre più persone, anche grazie alla fantasia degli organizzatori, capaci di trovare di volta in volta un tema diverso e di inventare sfide. Oltre a ciò, “art4sport” si occupa di portare la scherma in piazza, dare luogo a incontri motivazionali e fare tutto ciò che possa contribuire a promuovere lo sport per persone con disabilità. 

Il libro di Bebe Vio con la prefazione di Jovanotti

Nel frattempo, Bebe Vio miete successi senza sosta nella scherma paralimpica: Campionessa italiana assoluta nel fioretto individuale nel 2012, Campionessa europea nel fioretto individuale e a squadre nel 2014 e Campionessa mondiale nel fioretto individuale nel 2015, con conseguente conquista del pass per le Paralimpiadi di Rio 2016, dove conquista uno straordinario oro. L’atleta della Scherma Mogliano ne ha di stoffa da vendere, sia nello sport che nella vita. Bebe Vio è un esempio di come, nonostante tutto, sia possibile vivere al massimo, divertendosi e non ponendosi dei limiti. Perché i limiti sono solo quelli che noi stessi ci mettiamo. È una persona che, grazie allo sport, è rinata ed è questo il messaggio che vuole trasmettere agli altri, siano essi persone con disabilità o normodotati. Non ci sono molte parole per descrivere la personalità di Bebe Vio, se non che la sua forza di carattere, il suo carisma, il suo altruismo, la sua bellezza interiore sono difficili da trovare. Soprattutto se abbinati ad uno straordinario talento per la scherma. Per la tua esperienza e per la tua testimonianza, che ogni giorno ti impegni a diffondere, salvando molte vite: grazie Bebe. 

“È vero che oggi non sarei come sono se non avessi avuto la meningite, ma oggi io sono soprattutto una che ce l’ha fatta grazie allo sport e adesso si impegna al massimo per tirare fuori di casa il maggior numero possibile di persone amputate e far loro riscoprire che la vita è una figata!” (“Mi hanno regalato un sogno - La scherma, lo spritz e le Paralimpiadi”, di Bebe Vio).


Bebe Vio Campionessa mondiale di fioretto individuale 2015

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