Il peccato di Maria Sharapova

3/14/2016

La famosa tennista russa è stata trovata positiva al meldonium, doping dall'1 gennaio 2016



AGGIORNAMENTI IN FONDO ALLA PAGINA

Maria Sharapova è una leggenda del tennis: è stata la prima russa a vincere Wimbledon (2004), gli Australian Open (2008) e a piazzarsi in cima alla classifica WTA. Non solo: la Sharapova ha conquistato almeno una vittoria in ognuno dei quattro Tornei del Grande Slam - oltre a Wimbledon e agli Australian Open, si è aggiudicata il titolo del Roland Garros (2012 e 2014) e degli U.S. Open (2006) - è stata medaglia d'argento alle Olimpiadi di Londra 2012 e ha raggiunto la quota di 600 partite vinte in carriera (vedi Maria Sharapova, una tennista da urlo). Nonostante questo ricco palmarès, il 2016 di Maria Sharapova non è iniziato nel migliore dei modi: agli Australian Open è stata sconfitta per la diciottesima volta consecutiva da Serena Williams e non è andata oltre i quarti di finale. La bella russa accusava già da qualche mese un dolore all’avambraccio sinistro e dopo il Grand Slam australiano ha deciso di fermarsi, annunciando che non avrebbe preso parte agli Indian Wells. Di lì a poco avrebbe indetto anche una conferenza stampa, fissata per le 21 italiane di lunedì 7 marzo a Los Angeles. Il motivo? Un “major announcement”, che ha subito scatenato la curiosità di giornalisti e tifosi. L’ipotesi maggiormente avanzata è stata quella del ritiro, ma non è mancato chi ha addirittura pensato ad una gravidanza. Di certo nessuno si aspettava che Maria Sharapova avrebbe annunciato di essere risultata positiva al doping durante un controllo. 


“Qualche giorno fa ho ricevuto dall’International Tennis Federation (ITF) una lettera che mi comunicava di aver fallito un test anti-doping durante gli ultimi Australian Open” - questa la notizia-shock comunicata da Maria Sharapova in apertura della conferenza stampa. Il 26 gennaio 2016 la tennista siberiana è stata trovata positiva al meldonium, medicinale anti-ischemico usato per disfunzioni cardiache. Maria Sharapova avrebbe assunto il meldonium - contenuto in un farmaco chiamato “Mildronate" - a partire dal 2006 per alcuni problemi di salute dovuti a un principio di diabete ereditario e per delle anomalie riscontrate nell’ECG già in età adolescenziale. La sostanza - intorno alla quale è sorto un vivo dibattito - è stata posta sotto osservazione dalla WADA (World Antidoping Agency) nel 2015, per poi essere dichiarata vietata a partire dal 1° gennaio 2016. Uno studio ha infatti dimostrato che il meldonium ha la capacità di migliorare resistenza e velocità di recupero dopo uno sforzo, dato che aiuta la circolazione e aumenta la quantità di ossigeno nel sangue, ed è dunque da considerare doping. “Prendevo il meldonium da diversi anni su prescrizione del mio medico. Non era vietato, ma le regole dell'antidoping sono cambiate e io non lo sapevo. Ho commesso un errore e mi dispiace - dice Maria Sharapova - il 22 dicembre ho ricevuto un'e-mail dalla WADA contenente i cambiamenti nella lista delle sostanze proibite, ma non ho aperto il link. Ho commesso un grave errore e ne pagherò le conseguenze”. 



Dal 12 marzo Maria Sharapova è stata provvisoriamente sospesa dall’ITF e rischia fino a quattro anni di squalifica nel caso in cui si accertasse che l’assunzione è stata intenzionale, due anni nell’ipotesi di semplice negligenza. Considerando le attenuanti la pena potrebbe ridursi notevolmente. Resta comunque poco plausibile una partecipazione della tennista russa alle Olimpiadi di Rio 2016, nonostante le dichiarazioni del Presidente della Federazione russa di tennis Shamil Tarpshchev, il quale dà per scontato che Maria Sharapova prenderà parte alla rassegna a cinque cerchi. Intanto la siberiana già iniziato a subire le prime conseguenze del suo annuncio. La Nike, suo storico sponsor, ha dichiarato la sospensione della collaborazione fino ad ulteriori chiarimenti della vicenda. La Porsche ha annullato tutti gli eventi in programma, mentre la produttrice di orologi di lusso Tag Heuer non ha rinnovato il contratto. Evian e Head, anch’essi sponsor della Sharapova, hanno invece fatto sapere che rimarranno al fianco della loro testimonial. A prendere le distanze è stata anche l'ONU: ha sospeso la tennista dalla carica di ambasciatrice di buona volontà dello United Nations Development Programme (UNDP) e ha cancellato tutte le attività in attesa della prosecuzione dell'inchiesta, esprimendo comunque la propria riconoscenza per quanto fatto finora da Maria. Curioso è il modo con cui l'industria dolciaria russa Rubiscookies ha deciso di sostenere la propria connazionale: “Siamo sempre stati inspirati da Maria Sharapova sia come atleta che come personaggio pubblico e non mettiamo in dubbio il suo talento e le sue capacità” - ha dichiarato uno dei portavoce - vogliamo sostenere Maria nell’unico modo che conosciamo realizzando una collezione di lecca lecca con il suo viso. Tutto zucchero e zero meldonium”, come attestato dall'etichetta recante la scritta “100% Sharapova, no meldonium”.



“Ho deluso lo sport e i miei fan. Non voglio chiudere così la mia carriera, spero che mi sia data una seconda possibilità” - conclude la regina dei campi da tennis e dei giornali alla conferenza stampa. Poi qualche giorno di silenzio, interrotto soltanto da due lunghe lettere indirizzate ai fan, postate sul profilo facebook. Nella prima Maria Sharapova ringrazia tutti i tifosi del supporto, dimostrato anche attraverso la creazione di hashtag come #IStandWithMaria e #LetMariaPlay, mentre nella seconda chiarisce la verità su alcuni fatti riportati erroneamente dai media: innanzitutto smentisce di essere stata avvertita cinque volte circa la circostanza che il meldonium sarebbe di lì a poco diventato vietato, poiché tale comunicazione era contenuta in newsletter, siti web e volantini insieme a molti altri link e informazioni; in secondo luogo, la Sharapova critica i titoli di alcuni articoli di giornale che evidenziano come il trattamento normale per il meldonium duri dalle quattro alle sei settimane, senza specificare che tale periodicità può essere modificata in caso di necessità e dopo un’attenta valutazione del medico e sarebbe proprio questo il caso di Maria Sharapova, che tra l’altro avrebbe assunto il farmaco in dosi minime. Ciò è quanto sostiene Maria Sharapova.


A questo punto, alla luce dei fatti, qualche domanda sorge spontanea: dovremmo credere alla buona fede di Maria Sharapova oppure no? Dovremmo dare per buona la versione secondo cui la bella bionda avrebbe assunto il meldonium a partire dal 2006 per problemi di salute, senza accorgersi che dal 1° gennaio 2016 tale farmaco è entrato a far parte delle sostanze vietate dalla WADA? 

Premessa: a parte i fatti di cui sopra non abbiamo poi molte informazioni sull’accoppiata Maria Sharapova - meldonium. Sappiamo con certezza che la sostanza è considerata dopante dal 1° gennaio 2016 e che l’atleta è stata trovata positiva il 26 gennaio 2016, tutto il resto lo abbiamo appreso dalle dichiarazioni rese dalla tennista e dal suo avvocato. Non conosciamo il contenuto delle cartelle cliniche passate e presenti di Maria Sharapova, ignoriamo i valori delle sue analisi, non sappiamo se abbia mai denunciato alla WADA l’assunzione del farmaco. Tutti questi aspetti sono oggetto delle indagini che stabiliranno la pena da infliggere a Maria Sharapova, una delle sportive più pagate al mondo. Fino ad allora possiamo avanzare ipotesi e fare supposizioni, supportati da alcune informazioni che stanno circolando sul web e che possono aiutarci a farci un’idea.



PERCHE’ NON DOVREMMO CREDERE ALLA BUONA FEDE DI MARIA SHARAPOVA 

  • E’ possibile acquistare il meldonium solo nei Paesi dell’ex Unione Sovietica: negli USA la vendita è stata proibita, in Europa il prodotto non è commercializzato. Maria Sharapova vive negli Stati Uniti da quando aveva sette: ammettendo che avesse problemi di salute, è verosimile che in America non abbia trovato nessun altro farmaco con cui curarsi? Perché ricorrere proprio al meldonium? 
  • Nel 2009 l’inventore del meldonium Ivar Kalninsh ha dichiarato che il meldonium è nato per rendere più forti i soldati sovietici e ridurre il loro stress psicofisico. Alcuni studi avrebbero inoltre dimostrato che il meldonium provocherebbe una diminuzione del tasso di acido lattico e di urea nel sangue, dando luogo ad un aumento della resistenza alla fatica e delle capacità aerobiche e a un accorciamento dei tempi di recupero. Non solo: il farmaco incriminato sarebbe in grado addirittura di abbassare i valori dell’emoglobina e di riportare alla normalità i quelli dell’ematocrito, riuscendo a coprire l’EPO, sostanza dopante usata soprattutto negli sport di fondo. Se tutto ciò fosse vero, aumenterebbero le giustificazioni che la russa dovrebbe fornire circa la sua assunzione del medicinale in questione; 
  • Dopo l’esplosione del caso Sharapova è stata resa nota la positività al meldonium di altri sette atleti russi e la lista sarebbe destinata ad allungarsi secondo alcune statistiche. Un documentario avrebbe infatti mostrato che durante i Giochi olimpici europei di Baku sono state trovate tracce di meldonium in un elevato numero di atleti, molti dei quali russi, e che il meldonium, è molto diffuso tra gli sportivi dell’Europa dell’Est. Cosa si nasconde dietro queste preoccupanti statistiche? La vicenda di Maria Sharapova sembrerebbe tutto meno che trasparente, se così fosse. 
PERCHE’ DOVREMMO CREDERE ALLA BUONA FEDE DI MARIA SHARAPOVA 

  • L’inventore del meldonium Ivar Kalninsh ha recentemente affermato che la WADA non ha prove scientifiche circa le proprietà dopanti del medicinale e che la vicenda somiglia più a un attacco verso gli atleti dell’Est che a un dibattito sulle caratteristiche del meldonium… Marcia indietro rispetto al 2009? Sulla base di cosa? Questo comunque è quanto dichiarato da colui che ha dato alla luce il meldonium; 
  • Maria Sharapova non è una sportiva qualunque: è un’imprenditrice, una donna che ha fatto della sua immagine la base di un impero commerciale e per questo dispone di un valido ed efficiente team di medici, allenatori, manager, fisioterapisti e chi ne ha più ne metta. E’ evidente che l’eventualità di una negligenza appare molto remota (anche se una negligenza evidentemente c'è stata), ancor di più se c’è la consapevolezza di star violando la legge antidoping. In quest’ultima ipotesi un atleta e il suo staff prestano infatti molta attenzione a tutto quello che succede e sono sempre informati sulle sostanze che di anno in anno vengono aggiunte alla lista di quelle vietate perché considerate doping. E’ possibile che né Maria Sharapova né i suoi collaboratori si fossero resi conto che la WADA aveva posto il meldonium sotto osservazione e che questo sarebbe diventato proibito? Ciò indurrebbe a considerare la positività della tennista russa più un errore in buona fede che altro (errore comunque non ammissibile a quei livelli); 
  • I contratti di Maria Sharapova con gli sponsor valgono milioni di dollari e si tengono in piedi non solo sui risultati sportivi della russa, ma anche e soprattutto sulla sua immagine. Che motivo ci sarebbe di doparsi, rischiando di venire scoperta e di mandare all’aria un giro di affari a sei zeri? Certamente se Maria Sharapova finisse in fondo al ranking gli sponsor ci penserebbero due volte prima di rinnovare la collaborazione, ma una possibilità del genere appare molto remota, vista la posizione in classifica ormai consolidata dall’atleta siberiana… Perché dunque mettere in pericolo un impero commerciale che per lo più prescinde dalle vittorie e dalle sconfitte? 
  • Maria Sharapova, consapevole della sua positività al meldonium, ha ritenuto inutile sottoporsi nuovamente alle analisi antidoping e ha indetto una conferenza stampa per annunciare al mondo l’esito del controllo che l’ha incriminata. Perché compiere un gesto simile e assumersi la piena responsabilità di quanto accaduto, consegnandosi a un branco di esecutori pronti a distruggerla? Si sa che nello sport è prassi accertata quella di nascondere la propria positività al doping con un infortunio e Maria Sharapova è effettivamente alle prese con un problema all’avambraccio sinistro: perché non sfruttare questa situazione per soffocare tutto nell’ombra? Forse perché si tratta effettivamente di una banale negligenza? 

Non sappiamo ancora quale sia la risposta a tutti questi quesiti né quale sarà il periodo di squalifica che dovrà subire Maria Sharapova, dato che le indagini sono ancora in corso. Quello che possiamo affermare con certezza è che nessuno si aspettava una confessione di tal genere da parte dell’atleta di 29 anni, divenuta famosa prima come sportiva e poi come vera e propria icona a 360 gradi. Il contenuto della conferenza stampa-shock ha scosso il mondo dello sport e ha giustamente riempito le prime pagine di tutti i giornali, perché Maria Sharapova non è solo una tennista: è il tennis in un certo senso e i campi non sono gli stessi senza di lei. La speranza è che si faccia presto chiarezza sulla vicenda e che il tennis ne esca pulito, come lo sport dovrebbe essere del resto. Nel frattempo, senza cedere alla tentazione di schierarci a favore dei colpevolisti o degli innocentisti ma ispirandoci alle loro arbitrarie affermazioni, non possiamo fare a meno di chiederci: qual è il peccato di Maria Sharapova? Quello di essersi dopata, quello di essere stata semplicemente negligente o ancora quello di aver raggiunto una posizione che molti attendevano di veder crollare?

AGGIORNAMENTI

Nell’aprile 2016 la WADA è tornata parzialmente sui suoi passi e ha fatto sapere che è tollerata la presenza di meno di un microgrammo di meldonium nei test condotti prima dell'1 marzo 2016. In questo modo Maria Sharapova e tutti i suoi connazionali sarebbero salvi, anche se si attende ancora la sentenza che stabilirà l’eventuale squalifica della tennista russa.

All'inizio di giugno 2016 il Tribunale dell'ITF ha emesso la sentenza e ha squalificato Maria Sharapova per doping fino al 25 gennaio 2018. Queste le parole della tennista russa su facebook: "Oggi, con la decisione di sospendermi per due anni, il tribunale ITF ha concluso all'unanimità che quello che ho fatto non è stato intenzionale. Il tribunale ha rilevato che non ho richiesto un trattamento al mio medico al fine di ottenere un miglioramento delle prestazioni. La ITF ha speso enormi quantità di tempo e risorse per provare che ho intenzionalmente violato il codice antidoping e il tribunale ha concluso che non è stato così. Dovete sapere che la ITF ha chiesto di sospendermi per quattro anni - la sospensione prevista per una violazione intenzionale - e il tribunale ha rigettato la richiesta della ITF. Mentre il tribunale ha concluso correttamente che non ho violato intenzionalmente le regole antidoping, non posso accettare una dura ed ingiusta sospensione di due anni. Il tribunale, i cui membri sono stati selezionati dalla ITF, ha convenuto che non ho fatto niente di sbagliato in modo intenzionale, eppure cercano di impedirmi di giocare a tennis per due anni. Farò immediatamente ricorso contro la sospensione al TAS. Mi è mancato giocare a tennis e mi sono mancati i miei incredibili fan, i migliori e i più fedeli al mondo. Ho letto le vostre lettere. Ho letto i vostri post sui social media e il vostro amore e supporto mi ha permesso di tirare avanti in questi giorni difficili. Ho intenzione di andare avanti per ciò che ritengo sia giusto e questo è il motivo per questo mi batterò per tornare su un campo da tennis il più in fretta possibile".

La decisione sul ricorso di Maria Sharapova doveva essere presa il 18 luglio, ma il Tribunale Arbitrale dello Sport ha deciso di rimandarla a settembre. Ne consegue che la tennista russa non parteciperà alle Olimpiadi.

Il 4 ottobre 2016 il TAS ha ridotto la squalifica di Maria Sharapova da due anni a un anno e tre mesi, quindi l'atleta potrà tornare in campo ad aprile 2017, come ha effettivamente fatto.


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